giovedì 19 marzo 2009

Le Regine del Terrore Strikes Back!

(ho usato il titolo qui sopra perché ne "Il Giornale" non potevo inserire K...)

Copio e incollo dal sito del Giornale, che oggi ha fatto una pagina anche sul cartaceo:

Le «regine del terrore» che inventarono l’eroe nero

C oraggiose, ribelli, eleganti, bellissime. Ben poco in sintonia con lo spirito dell’Italietta religiosamente Dc, pur portando il cognome - ma è solo un’omonimia - di uno dei più grandi interpreti cattolici del secolo: Giussani. Di nome fanno Angela la più grande, e Luciana la minore, e sono le ideatrici del ladro più famoso del fumetto nostrano: Diabolik, il Re del Terrore.
A «Le Regine del Terrore», Angela e Luciana Giussani, è dedicato il libro di Davide Barzi (Edizioni BD, pagg. 300, euro 15) che sarà presentato sabato a Brembio, nel Lodigiano, durante la prima rassegna italiana su Diabolik e i fumetti di «Gino Marchesi, l’uomo che diede un volto a Eva Kant». Il volume (in libreria dal 26 marzo nel nuovo formato e veste grafica) ripercorre l’avventura delle due sorelle della Milano-bene, fondatrici negli anni ‘60 della casa editrice Astorina. Sportive, ex-modelle (vincitrici di gare atletiche e concorsi di bellezza), protagoniste del jet set europeo (dalle grandi capitali alla Côte d’Azur, scenario di tanti irresistibili inseguimenti), indipendenti e anticonformiste (la maggiore è tra le pochissime donne in Italia ad avere la patente negli anni ‘40 e un brevetto di volo nei ‘50) in pieno boom economico riusciranno a far prevalere l’eroe del male e la sua biondissima Lady Kant su rudi cowboy e divi da fotoromanzo.
La Milano-bene delle Suore Marcelline, dove studiano i rampolli della ricca borghesia; la Milano della Contestazione, che trascina negli atenei l’onda lunga del famigerato 1968; la Milano della ricostruzione, dove trovano terreno fertile i nuovi gruppi editoriali; la Milano produttiva e discreta, che si intravede dalle finestre dell’angusto stanzino fumoso di piazza Cadorna, enfaticamente chiamato «redazione della casa editrice Astorina». È lì, osservando il passaggio dei treni, che Angela e Luciana hanno l’idea di un fumetto rivoluzionario, dalle storie inquietanti e dal formato pratico, 12x17, che tenga impegnato il lettore giusto il tempo della tratta Saronno-Milano. Il primo numero, del novembre 1962 – titolo: «Il Re del Terrore», oggi un cult -, appare in poche migliaia di copie, distribuite quasi solo nel Nord Italia (e quasi solo nelle stazioni ferroviarie) e realizzate secondo una bizzarra «gerarchia aziendale»: «Come in ogni redazione di fumetti – ricorda Luciana Giussani nel libro - la neonata Astorina aveva un grafico impaginatore, un art director che verificasse le tavole, un correttore di bozze, un direttore responsabile e un responsabile marketing che tenesse d’occhio le esigenze di mercato (specificatamente, i pendolari delle Ferrovie Nord...) oltre, ovviamente, a soggettisti e sceneggiatori. La peculiarità stava forse nel fatto che tutti quegli incarichi erano assolti da mia sorella e me, in un frenetico girotondo di ruoli».
Solitarie editrici e fantasiose sceneggiatrici, in pochi anni riusciranno a realizzare l’unico grande fumetto italiano (insieme a Tex Willer) che ha superato indenne il giro del secolo, passando dal fumetto al cinema, al romanzo, alla musica, alla realtà virtuale. L’eroe «nero» in calzamaglia e Jaguar, ladro gentiluomo e implacabile giustiziere è stato letto e studiato da intellettuali come Dino Buzzati o Umberto Eco; riadattato nel celebre film di Mario Bava, con John Phillip Law e Marisa Mell; buttato in farsetta con «Dorellik»; preso a modello in videogiochi e canzoni (ultimo, il video musicale «Amore impossibile» di Zampaglione). E oggi, che gli albi venduti superano i 150 milioni tra ristampe e nuove edizioni, c’è ancora chi tiene il conto di tutti i morti assassinati nella sua carriera criminale (circa 1.100) o chi ha stimato il valore complessivo delle rapine (due miliardi di euro, la maggior parte in oro e gioielli, escluse le opere «inestimabili»). Era nato per essere letto in treno dai pendolari: è diventato una vera icona pop. Che deve parecchio alle sue bellissime, diabolike creatrici.

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