"Soprattutto, a differenza del Duce, Berlusconi non ha mai preteso di trasformare gli italiani. Mussolini vagheggiava di farne un popolo guerriero; la fine è nota. Sognava di forgiare l'italiano fascista, ardito e idealista, pronto a sciogliere il suo «particulare» nel superiore interesse del partito e dello Stato. I suoi mesi di guerra sono una perpetua invettiva contro un popolo panciafichista di imboscati mangiatori di pastasciutta, un continuo invocare un lavacro di sangue in cui temprare un italiano nuovo esistito solo nelle sue velleità, divenute deliri. Berlusconi non ha mai preteso di cambiarci. Lui ha aderito agli italiani. E, aderendo a noi, ci ha cambiati più di quanto abbia potuto l'indottrinamento del regime. Berlusconi ha interpretato lo spirito profondo del paese, ha dato al linguaggio goliardico da spogliatoio maschile la dignità di un linguaggio pubblico, ha detto le cose che i democristiani osavano a malapena pensare, ha rivendicato ciò che prima si taceva, ostentato quel che si faceva di nascosto; libero il lettore di pensare se sia una conquista o una caduta, se saremo tutti quanti felicemente più sboccati, disinibiti, liberi di manifestare i nostri vizi e le nostre pulsioni, o se invece finiremo per rimpiangere, se non i democristiani, quella loro ipocrisia che ci pareva tanto odiosa."
(Aldo Cazzullo, "L'Italia de noantri")
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