Cartoon Club, Festival Internazionale del Cinema d’Animazione e del Fumetto di Rimini, in collaborazione con Comune di Rimini, Progetto Educazione alla Memoria, propone la mostra "Lacrime, lupi e tragici topi"
RIMINI - Cartoon Club, Festival Internazionale del Cinema d’Animazione e del Fumetto di Rimini, in collaborazione con Comune di Rimini, Progetto Educazione alla Memoria, propone dal 9 (inaugurazione sabato 9 gennaio, alle ore 10) al 30 gennaio 2010, la mostra Lacrime, lupi e tragici topi. Come i fumetti hanno raccontato la Shoah, presso la Galleria dell’Immagine (Palazzo Biblioteca Gambalunga, via Gambalunga 27, Rimini).
Una carrellata di suggestive immagini e tavole tratte dai più noti fumetti che hanno affrontato il difficile e tragico tema della Shoah (da Maus ad Auschwitz, da Anna Frank a Yossel – april 19, 1943). Per molti sopravvissuti e sopravvissute della Shoah, quell’evento è inenarrabile. Figuriamoci se può essere raccontato a fumetti… «L'argomento è troppo serio per essere raccontato da un fumetto», dice Ezra Cohn, 64 anni, della comunità ebraica di Dusseldorf. Eppure, per non dimenticare, per non ripetere, è quasi un dovere morale riportare a galla l'orrore, farlo conoscere perché lo si eviti per sempre. E “se film, libri, quadri e composizioni musicali hanno saputo balbettare Auschwitz, perché non lo potrebbe fare anche quella peculiare forma d’arte che è il fumetto?” si domandano il filosofo Raffaele Mantegazza e il teologo Brunetto Salvarani, che all’argomento hanno dedicato il saggio Le strisce dei lager (Unicopli).
Alle pagine disegnate si è affidato Cartoon Club per parlare della Shoah a studenti e cittadini mediante la mostra “Lacrime, lupi e tragici topi. Come i fumetti hanno raccontato la Shoà”. L’esposizione (40 pannelli più albi) è curata da Davide Barzi e da Paolo Guiducci: si tratta di un’accurata panoramica sui comics che in giro per il mondo hanno trattato Auschwitz. Per qualcuno è stato terapeutico, come nel caso di Art Spiegelman, che attraverso Maus descrive molto di sé e della sua famiglia. E si tratta di letteratura alta, tanto che quest'opera si è meritata il premio Pulitzer. La metafora degli animali usati per raccontare gli esseri umani – che in Maus vede gli ebrei come topi e i nazisti come gatti – è stata peraltro già utilizzata negli anni Quaranta nel volume La Bête est morte, dove Adolf Hitler nei disegni di François Calvo diventava un lupo. Autobiografia e invenzione si mescolano in Yossel – april 19, 1943 di Joe Kubert, che realizza tavole a matita di grande impatto emotivo. Altrettanto pathos e precisa documentazione storica di fondo si ritrovano invece in Auschwitz di Pascal Croci. Negli Stati Uniti nemmeno il fumetto di super eroi ha “fatto finta di niente”: Magneto, l'arcinemico degli X-Men, porta in età adulta i segni di un'infanzia vissuta sotto l'ombra del nazismo, come si vede anche nell'incipit del primo film dedicato ai mutanti.
L'Italia ha raccontato negli anni diverse biografie di personaggi noti o meno noti (si va da Massimiliano Kolbe di Claudio Nizzi e Ferdinando Tacconi e Anna Frank di Mino Milani e Attilio Micheluzzi, a personaggi in attesa di essere riscoperti dal cinema, come è stato per Schindler, raccontati dai fratelli Maggi). Ma la storia italiana sulla Shoah più toccante è certo l'episodio di Dylan Dog intitolato "Doktor Terror" (scritta con trasporto e passione civile da Tiziano Sclavi, il creatore del personaggio). E che, per chiudere il cerchio, in più parti richiama Maus, in quel gioco di citazioni e allusioni amplificato dalla poetica dell'autore che ha fatto la fortuna del personaggio.
Alla mostra è inoltre associato un reading audiovisuale, condotto da Davide Barzi destinato ai ragazzi delle scuole medie del terzo anno, su prenotazione, al mattino, con repliche pomeridiane aperte a tutti, dal 25 al 27 gennaio (orari in via di definizione).
Nessun commento:
Posta un commento