Nell’arco di una giornata ho gustato un dolce e un film.
Il primo è il cioccolato di Modica, “prodotto secondo un antico metodo”, la cui “consistenza è disomogenea a causa anche dell’assenza di burro di cacao aggiunto.”
Il secondo è “Le rose del deserto” di Mario Monicelli, per cui valgono le stesse identiche indicazioni della confezione del cioccolato.
Il primo è il cioccolato di Modica, “prodotto secondo un antico metodo”, la cui “consistenza è disomogenea a causa anche dell’assenza di burro di cacao aggiunto.”
Il secondo è “Le rose del deserto” di Mario Monicelli, per cui valgono le stesse identiche indicazioni della confezione del cioccolato.
Prodotto secondo il metodo Monicelli, se ne sbatte fieramente di coloranti, perché i colori naturali che usa sono di per sé inarrivabili, a partire dalle tinte delle prime scene, con il sorgere dell’alba sul deserto che vale da sola il prezzo del biglietto. I suoi conservanti sono naturali e senza scadenza: questo, come molti altri suoi film, avrà tra decenni lo stesso sapore, o al massimo uno migliore. Non ha additivi che ne addolciscono inutilmente il sapore: dolce e amaro sono mescolati con perizia, li senti disgiunti eppure avvinti, non sai bene quale prevale, ma il palato ne trae grande soddisfazione.
La Repubblica definisce il film “poco levigato e rifinito, forse, però forte e sincero”: sono perfettamente d’accordo. È come cenare in una trattoria, dove magari non perdono tempo in inutili formalismi nel servizio, ma sai che in cucina c’è la signora che prepara i piatti esattamente come quarant’anni prima, con una maestria che non si può insegnare né imparare, che morirà con lei, e ti puoi solo augurare che avvenga il più tardi possibile.
E poi il finale… nessuno spoiler, tranquilli, ma la signora accanto a me si è chiesta: “ma perché finisce così?”, quando la risposta era proprio nella canzone che stava ascoltando.
Perché “sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam.”
La Repubblica definisce il film “poco levigato e rifinito, forse, però forte e sincero”: sono perfettamente d’accordo. È come cenare in una trattoria, dove magari non perdono tempo in inutili formalismi nel servizio, ma sai che in cucina c’è la signora che prepara i piatti esattamente come quarant’anni prima, con una maestria che non si può insegnare né imparare, che morirà con lei, e ti puoi solo augurare che avvenga il più tardi possibile.
E poi il finale… nessuno spoiler, tranquilli, ma la signora accanto a me si è chiesta: “ma perché finisce così?”, quando la risposta era proprio nella canzone che stava ascoltando.
Perché “sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam.”
11 commenti:
Buona la cioccolata di Modica!
Il film lo andrò a vedere al più presto!
Mi basta fare posta gastronomici per aver i tuoi interventi... aprirei un blog di cucina, se non fossi così dannatamente negato per l'argomento...
He he Giovanni, in effetti l'ho notato anche io quello che dice Davide!!
Ma per parlare di cose serie. Forse ha ragione Aranciale quando vaneggia della tua arancionità, questo post me lo vorrebbe far ammettere...
Prima sono uscita e ho visto che danno questo film anche nella mia città, quindi penso che andrò. Avevo già letto il tuo post (anche se non avevo fatto a tempo a commentare), ma non avevo capito che è ora nelle sale...
"E'" ora nelle sale e mi auguro che ci rimanga per le feste, ma i precedenti non mi inducono all'ottimismo. Peraltro noto con piacere che nessun multisala Medusa lo proietta, il che secondo me è un motivo di vanto che dovrebbe essere messo nei tamburini pubblicitari. Altro che "Il film più bello che bla bla bla", no, no, "Marchio di garanzia: niente Medusa!"
Giusto!
Tra l'altro ho usato poco fa il link che dai del film. Non ho letto niente perchè ho il terrore che mi si sveli troppo della trama, cosa che provoca in me ODIO, odio rugoso e sbavoso, mi viene voglia di vomitare su tutti, divento un essere enorme e subumano
AIUTO STO GHIGNANDO DA SOLA (strano, vero?) DAVANTI ALLO SCHERMO! MI STO IMMAGINANDO ME COSI' CHE GIRO PER CREMONA E LE MAMME CHE MANDANO VIA I BAMBINI FICCANDOLI SU UN TRENO PERCHE' ETA UCCIDERA' CHIUNQUE.
Scusa.
Beh avermi invitato qui è a tuo rischio e pericolo.
Mi conosci.
Prenditi le tue responsabilità.
Dicevo.
Beh insomma poi mi sono accorta che c'è Giorgio Pasotti e ho avuto un bel sorriso perchè l'ho amato come Martino in "Dopo Mezzanotte", per me piccolo film culto. Allora ho fatto un piccolo virtual tour e sono finita nel suo sito ufficiale e. E mi è caduto un po'. Tutto qui, sì.
Ma sì, tanto credo che se il regista pompa degli attori uno se ne può quasi sbattere...
In effetti ero indeciso se andare a vedere un film di Monicelli o Natale a Nu Iorc.
Poi mi sono ricordato che Monicelli è DIO e addio dubbi.
Ma devo sempre andare... :(
Ah! Voi giovani che avete tempo per andare al cinema! Bei tempi...
Ecco, mentre mi consolo dal triste rientro a lavoro mangiando cioccolata al caffé (della cioccolateria di Via S.Paolino, se non sbaglio ci passammo anni or sono a comprare una mini sacher)mi son gustata anche il tuo post, su un film che mi incuriosisce e che andrò a vedere in settimana...
sempre che resti..sai qui a Lucca è proiettato in un "cinemino" dove due sere a settimana fanno il circolo del cinema...come dici te...anche questo è un marchio di garanzia!
"Non rubare i sassi dalla Toscana", pregavano Elio e Crozza, ma se la Toscana non protegge il suo materiale umano D.O.C., io il sasso non solo glielo rubo, ma glielo lancio contro un vetro! Bentornata, Silvia! Quella sacher ormai è troppo lontana nel tempo, converrà rinfocolare la memoria gustativa...
Ma quanto mi piace la locandina!
Sono stato cinque minuti fuori dal cinema a scrutarne ogni angolo per capire chi fosse l'autore, ma non ho scoperto niente... non si riesce a scoprire la firma?
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