venerdì 16 febbraio 2007

Il Venerdì di Repubblica

Eppure c’era un fumetto dedicato solo a me,
una Eva Kant senza Diabolik…
di Luca Raffaelli

È stata Eva Kant a volere per le donne italiane gli stessi diritti degli uomi­ni. È stata Eva Kant a lottare per il no al referendum per la i legge sul divorzio. È stata Eva Kant a dimostrare che si può essere compagni per tutta una vita senza per questo do­versi sposare o, peggio anco­ra, sentirsi «eterne fidanzate».
Prima o poi bisognerà dare al fumetto un merito che ha e nes­suno gli ha mal riconosciuto: quello di aver svecchiato l'Italia degli anni Sessanta, di aver fa­vorito la liberazione del nostro Paese dal bigottismo, dalla paura santa nei confronti del­le emozioni, nonché da una misoginia diffusa. E fra tutti i personaggi del fumetto, non c'è dubbio, la bandiera spetta ! proprio a lei: Èva Kant, la si­gnora Diabolik, colei che non ha mai sofferto di complessi d'inferiorità nei confronti di un compagno tanto popolare, misterioso, imprevedibile.
Non è un caso che negli Oscar Best Sellers Mondadori esca oggi un libro tutto a colori che si intitola Èva Kant: è lei la protagonista. E senza al­cun bisogno di esagerare. Per­ché per Èva Kant l'emancipa­zione è già un dato di fatto, una condizione naturale. Non ha bisogno di pretender­la, di rivendicarla, nell'ambi­to di una coppia che vive proprio di perfetti equilibri. E infatti: non c'è problema.
Le storie dell'Oscar Mon­dadori sono quelle che Alfre­do Castelli (creatore di Mar­tin Mystère e mille altre cose) e Mario Gomboli (editore di Diabolik e mille altre cose an­che lui) hanno scritto più di trent'anni fa per la rivista Cosmopolitan. Disegnate per un formato più piccolo da Giancarlo Alessandrini (creatore grafico di Martin Mystère), sono più brevi di una norma­le avventura del «re del terro­re». Vivono di una esposizio­ne del tema, di uno sviluppo e di un finale, spesso a sor­presa. Sono piccoli gioielli in cui Castelli e Gomboli si per­mettono anche di scherzare e di far vincere allo stesso tem­po sia Èva che un Lord ingle­se che, a sua insaputa, la spinge in una impresa ai limi­ti dell'impossibile. Particolarissima, poi, è un'altra avven­tura in cui Èva e Diabolik, circondati dalla polizia nelle fogne sotterranee di Clerville (la loro città), si salvano gra­zie a una inchiesta giornalisti­ca. Infatti, era stato appurato che ogni sabato, alle tredici in punto, a Clerville entrano in azione contemporaneamente quasi trecentomila lavatrici, il cui rumore «tira scemi» i ma­riti. Questa storia si permette una prima pagina che vede Diabolik, intento alla lettura del giornale, lamentarsi per il rumore della lavatrice («II ru­more di quell'aggeggio mi ti­ra scemo»}.
Èva, tranquilla, gli chiede solo un attimo di pazienza. Proprio qui, in una delle av­venture che la vede protago­nista, si vede eccezional­mente Èva occuparsi di una faccenda domestica. Lei che, come il suo compagno - e questo fa parte dei mi­steri di casa Diabolik - non ha mai spolverato, rifatto i letti o lavato i piatti.
Ma ripartiamo dall'inizio, perché la comparsa di Èva Kant ha una sua assoluta partieolari-tà. Il personaggio nasce nel 1963 e all'inizio sembra l'alter­nativa romantica per un perso­naggio, Diabolik, già alle pre­se con un'altra storia d'amo­re. Poi, invece, mentre il pro­tagonista rischia la condanna a morte, ecco nascere il col­po di fulmine. Èva salva l'eroe e si rivela anche ai let­tori come la parte che a lui mancava, il suo specchio, il suo angelo protettore, l'esse­re attraverso il quale trae la conferma della propria esi­stenza. E le stesse parole po­trebbero essere scritte per Èva, proprio perché tra i due non c'è alcun gioco di prota­gonismo e di potere.
Il fumetto italiano del do­poguerra - coraggioso, coraggiosissimo, anche perché vo­leva tentare un pubblico vo­glioso di novità - aveva ten­tato di imporre una protago­nista donna. Intrepida e sen­suale, si chiamava Pantera Bionda, ed era stata creata da Gian Giacomo Dalmasso per i testi e da Enzo Magni per i disegni. La censura, allarma­ta dal suo successo, interven­ne in maniera distruttiva su quel Tarzan al femminile, sulle sue spalle troppo nude, su quelle gambe belle e lun­ghe, fino a vestirla con abiti borghesi privandola così di ogni fascino e, di conseguen­za, dei suoi lettori. Così il fu­metto italiano per molto tempo è stato teatro di gesta solo maschili, con le donne relegate al ruolo di vamp ra­paci e cattive. L'inizio degli anni Sessanta però promette bene: in Francia nasce Barba rella, in Inghilterra Modesty Blaise, in Italia Èva Kant. Che però, com'è noto, ha un'assoluta novità rispetta a tutte le altre: viene creata da due donne. Anzi, da due so­relle: Angela e Luciana Gius-sani. Sulle due creatrici di Diabolik ora si sa quasi tutto grazie alla pubblicazione di Le regine del terrore, un bel li­bro di Davide Barzi, giornali­sta, scritto insieme a Tito Pa­raci (da tempo sceneggiatore di Diabolik).
Una biografia appassionante di due signore che, intorno ai quarant'anni, inventano un fu­metto quasi fosse un gioco, e lo portano al successo dedicando­gli tempo, energia e passione, circondate da un piccolo eser­cito di collaboratori (che spes­so devono portare loro solo un'idea, quella della fuga di Diabolik, colpo di scena fon­damentale per la costruzione delle loro avventure}. E an­che il racconto di un cambia­mento: di come due donne dell'alta boghesia milanese, che avevano appoggiato il re­gime fascista, comincino a vedere l'altra faccia della me­daglia. Fino a guardare con trasporto la lotta studente­sca, fino ad invitare pubbli­camente i lettori, sulle pagi­ne di Diabolik, a votare a fa­vore della legge sul divorzio per poi appoggiare la batta­glia femminista. In queste pagine si legge anche dei tan­ti processi che hanno rischia­to di bloccare per sempre la vita di Diabolik ed Eva Kant (perché, come si evince dalle carte giudiziarie, «vi è un contenuto impressionante e raccapricciante atto ad of­fendere il senso morale e fa­miliare e provocare il diffon­dersi dei delitti»).
Le Giussani li hanno af­frontati con un coraggio che ha fatto bene all'Italia: non solo quella del fumetto.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai fatto bene a specificare "le pagine, non il libro"...hai risparmiato a qualche navigatore un po' distratto figuracce disarmanti!! :)

Davide Barzi ha detto...

No, in realtà l'ho fatto per evitare questa scena:
Interno giorno, una libreria.
"Scusi, ha LE REGINE DEL TERRORE di Luca Raffaelli?"
"No, ho quello di Davide Barzi con Tito Faraci."
"Ah no, allora niente. Buongiorno."

ILCHILLER ha detto...

Ma nella foto da te messa Jason ha appena ucciso Winny the Poo?
Se si sono il bimbo piu' felice del mondo
Adie

Anonimo ha detto...

Non posso garantirtelo, forse è solo l'orsacchiotto di Mister Bean, ma anche in quel caso ci vedo una certa dose di infantile poesia.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

E' proprio l'orsacchiotto di Mr. Bean e Jason è in preda al dubbio amletico: 'Lo squarto longitudinalmente o latitudinalmente? Questo è il problema...'

mylla ha detto...

Ancora devo prendere il tuo libro, chiedo perdono Maestro Barzi, ma mi inseguono spese di casa, bollette, pieni di gpl alla mia opelina proletaria... Voglio il libro, voglio il libro e voglio il libro!! E quando avrò la fortuna di rincontrarti me lo porto dietro così mi fai una dedichina, se vorrai (veroverovero?ehehehe?). Un abbraccio!

Davide Barzi ha detto...

No, no, "maestro" no, ti prego! Passo ore e ore, nei laboratori di fumetto che tengo nelle scuole, a concincere i bambini a non chiamarmi "maestro"! E poi io chiamo così Jannacci, e non mi permetterei mai di usurpargli questo titolo, suonerebbe quasi blasfemo.
Quanto al libro, così per spaventarti ti dico che alla Feltrinelli di Milano era già esaurito a pochi giorni dall'uscita. Però tranquilla, domenica ne ho viste cinque copie in una libreria di Bergamo, quindi al limite fai il giro lungo... però immagino che inciderebbe sul capitolo "benzina" del tuo bilancio familiare.
Un'edizione economica non è in previsione, anzi al limite qualcuno ipotizza una extralusso, quindi occhio a non trovarti a pagarla di più!
La dedichINA no, per tradizione le mie dediche occupano un'intera pagina bianca.
O tanto o niente, se può andarti bene...

Anonimo ha detto...

Anchi'io voglio la dedicONA!

Ma promettimi che nella paginazza bianca mi insulterai, eh! :)

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

M-m-ma... Jason?!
E l'orsacchiotto?!!

Davide Barzi ha detto...

@ Eta: no, quando e se ti aspetti cattiveria, potresti trovarti una dedica tutta rose e camomilla...
@ Fabrizio: Jason e l'orsacchiotto sono fuori campo.

Anonimo ha detto...

Grrrr...

Avevo appena imparato a essere stronza bell'apposta per il tuo blog (vedi, solo qui faccio la stronza, mi comporto come se fossi a casa tua!!!).


No, aspetta, ho trovato!:

Davidino, ti prego, scrivimi una dedica dolce e romantica!

mylla ha detto...

Dedicona eccome! Per il capitolo benzina non problem: ho rapinato una vecchietta ieri, quindi a breve prendo il libro, cascasse il mondo!!!! Un bacioneeeeeee