una Eva Kant senza Diabolik…
di Luca Raffaelli
di Luca Raffaelli
È stata Eva Kant a volere per le donne italiane gli stessi diritti degli uomini. È stata Eva Kant a lottare per il no al referendum per la i legge sul divorzio. È stata Eva Kant a dimostrare che si può essere compagni per tutta una vita senza per questo doversi sposare o, peggio ancora, sentirsi «eterne fidanzate».
Prima o poi bisognerà dare al fumetto un merito che ha e nessuno gli ha mal riconosciuto: quello di aver svecchiato l'Italia degli anni Sessanta, di aver favorito la liberazione del nostro Paese dal bigottismo, dalla paura santa nei confronti delle emozioni, nonché da una misoginia diffusa. E fra tutti i personaggi del fumetto, non c'è dubbio, la bandiera spetta ! proprio a lei: Èva Kant, la signora Diabolik, colei che non ha mai sofferto di complessi d'inferiorità nei confronti di un compagno tanto popolare, misterioso, imprevedibile.
Non è un caso che negli Oscar Best Sellers Mondadori esca oggi un libro tutto a colori che si intitola Èva Kant: è lei la protagonista. E senza alcun bisogno di esagerare. Perché per Èva Kant l'emancipazione è già un dato di fatto, una condizione naturale. Non ha bisogno di pretenderla, di rivendicarla, nell'ambito di una coppia che vive proprio di perfetti equilibri. E infatti: non c'è problema.
Le storie dell'Oscar Mondadori sono quelle che Alfredo Castelli (creatore di Martin Mystère e mille altre cose) e Mario Gomboli (editore di Diabolik e mille altre cose anche lui) hanno scritto più di trent'anni fa per la rivista Cosmopolitan. Disegnate per un formato più piccolo da Giancarlo Alessandrini (creatore grafico di Martin Mystère), sono più brevi di una normale avventura del «re del terrore». Vivono di una esposizione del tema, di uno sviluppo e di un finale, spesso a sorpresa. Sono piccoli gioielli in cui Castelli e Gomboli si permettono anche di scherzare e di far vincere allo stesso tempo sia Èva che un Lord inglese che, a sua insaputa, la spinge in una impresa ai limiti dell'impossibile. Particolarissima, poi, è un'altra avventura in cui Èva e Diabolik, circondati dalla polizia nelle fogne sotterranee di Clerville (la loro città), si salvano grazie a una inchiesta giornalistica. Infatti, era stato appurato che ogni sabato, alle tredici in punto, a Clerville entrano in azione contemporaneamente quasi trecentomila lavatrici, il cui rumore «tira scemi» i mariti. Questa storia si permette una prima pagina che vede Diabolik, intento alla lettura del giornale, lamentarsi per il rumore della lavatrice («II rumore di quell'aggeggio mi tira scemo»}.
Èva, tranquilla, gli chiede solo un attimo di pazienza. Proprio qui, in una delle avventure che la vede protagonista, si vede eccezionalmente Èva occuparsi di una faccenda domestica. Lei che, come il suo compagno - e questo fa parte dei misteri di casa Diabolik - non ha mai spolverato, rifatto i letti o lavato i piatti.
Ma ripartiamo dall'inizio, perché la comparsa di Èva Kant ha una sua assoluta partieolari-tà. Il personaggio nasce nel 1963 e all'inizio sembra l'alternativa romantica per un personaggio, Diabolik, già alle prese con un'altra storia d'amore. Poi, invece, mentre il protagonista rischia la condanna a morte, ecco nascere il colpo di fulmine. Èva salva l'eroe e si rivela anche ai lettori come la parte che a lui mancava, il suo specchio, il suo angelo protettore, l'essere attraverso il quale trae la conferma della propria esistenza. E le stesse parole potrebbero essere scritte per Èva, proprio perché tra i due non c'è alcun gioco di protagonismo e di potere.
Il fumetto italiano del dopoguerra - coraggioso, coraggiosissimo, anche perché voleva tentare un pubblico voglioso di novità - aveva tentato di imporre una protagonista donna. Intrepida e sensuale, si chiamava Pantera Bionda, ed era stata creata da Gian Giacomo Dalmasso per i testi e da Enzo Magni per i disegni. La censura, allarmata dal suo successo, intervenne in maniera distruttiva su quel Tarzan al femminile, sulle sue spalle troppo nude, su quelle gambe belle e lunghe, fino a vestirla con abiti borghesi privandola così di ogni fascino e, di conseguenza, dei suoi lettori. Così il fumetto italiano per molto tempo è stato teatro di gesta solo maschili, con le donne relegate al ruolo di vamp rapaci e cattive. L'inizio degli anni Sessanta però promette bene: in Francia nasce Barba rella, in Inghilterra Modesty Blaise, in Italia Èva Kant. Che però, com'è noto, ha un'assoluta novità rispetta a tutte le altre: viene creata da due donne. Anzi, da due sorelle: Angela e Luciana Gius-sani. Sulle due creatrici di Diabolik ora si sa quasi tutto grazie alla pubblicazione di Le regine del terrore, un bel libro di Davide Barzi, giornalista, scritto insieme a Tito Paraci (da tempo sceneggiatore di Diabolik).
Una biografia appassionante di due signore che, intorno ai quarant'anni, inventano un fumetto quasi fosse un gioco, e lo portano al successo dedicandogli tempo, energia e passione, circondate da un piccolo esercito di collaboratori (che spesso devono portare loro solo un'idea, quella della fuga di Diabolik, colpo di scena fondamentale per la costruzione delle loro avventure}. E anche il racconto di un cambiamento: di come due donne dell'alta boghesia milanese, che avevano appoggiato il regime fascista, comincino a vedere l'altra faccia della medaglia. Fino a guardare con trasporto la lotta studentesca, fino ad invitare pubblicamente i lettori, sulle pagine di Diabolik, a votare a favore della legge sul divorzio per poi appoggiare la battaglia femminista. In queste pagine si legge anche dei tanti processi che hanno rischiato di bloccare per sempre la vita di Diabolik ed Eva Kant (perché, come si evince dalle carte giudiziarie, «vi è un contenuto impressionante e raccapricciante atto ad offendere il senso morale e familiare e provocare il diffondersi dei delitti»).
Le Giussani li hanno affrontati con un coraggio che ha fatto bene all'Italia: non solo quella del fumetto.
12 commenti:
Hai fatto bene a specificare "le pagine, non il libro"...hai risparmiato a qualche navigatore un po' distratto figuracce disarmanti!! :)
No, in realtà l'ho fatto per evitare questa scena:
Interno giorno, una libreria.
"Scusi, ha LE REGINE DEL TERRORE di Luca Raffaelli?"
"No, ho quello di Davide Barzi con Tito Faraci."
"Ah no, allora niente. Buongiorno."
Ma nella foto da te messa Jason ha appena ucciso Winny the Poo?
Se si sono il bimbo piu' felice del mondo
Adie
Non posso garantirtelo, forse è solo l'orsacchiotto di Mister Bean, ma anche in quel caso ci vedo una certa dose di infantile poesia.
E' proprio l'orsacchiotto di Mr. Bean e Jason è in preda al dubbio amletico: 'Lo squarto longitudinalmente o latitudinalmente? Questo è il problema...'
Ancora devo prendere il tuo libro, chiedo perdono Maestro Barzi, ma mi inseguono spese di casa, bollette, pieni di gpl alla mia opelina proletaria... Voglio il libro, voglio il libro e voglio il libro!! E quando avrò la fortuna di rincontrarti me lo porto dietro così mi fai una dedichina, se vorrai (veroverovero?ehehehe?). Un abbraccio!
No, no, "maestro" no, ti prego! Passo ore e ore, nei laboratori di fumetto che tengo nelle scuole, a concincere i bambini a non chiamarmi "maestro"! E poi io chiamo così Jannacci, e non mi permetterei mai di usurpargli questo titolo, suonerebbe quasi blasfemo.
Quanto al libro, così per spaventarti ti dico che alla Feltrinelli di Milano era già esaurito a pochi giorni dall'uscita. Però tranquilla, domenica ne ho viste cinque copie in una libreria di Bergamo, quindi al limite fai il giro lungo... però immagino che inciderebbe sul capitolo "benzina" del tuo bilancio familiare.
Un'edizione economica non è in previsione, anzi al limite qualcuno ipotizza una extralusso, quindi occhio a non trovarti a pagarla di più!
La dedichINA no, per tradizione le mie dediche occupano un'intera pagina bianca.
O tanto o niente, se può andarti bene...
Anchi'io voglio la dedicONA!
Ma promettimi che nella paginazza bianca mi insulterai, eh! :)
M-m-ma... Jason?!
E l'orsacchiotto?!!
@ Eta: no, quando e se ti aspetti cattiveria, potresti trovarti una dedica tutta rose e camomilla...
@ Fabrizio: Jason e l'orsacchiotto sono fuori campo.
Grrrr...
Avevo appena imparato a essere stronza bell'apposta per il tuo blog (vedi, solo qui faccio la stronza, mi comporto come se fossi a casa tua!!!).
No, aspetta, ho trovato!:
Davidino, ti prego, scrivimi una dedica dolce e romantica!
Dedicona eccome! Per il capitolo benzina non problem: ho rapinato una vecchietta ieri, quindi a breve prendo il libro, cascasse il mondo!!!! Un bacioneeeeeee
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