martedì 16 ottobre 2007

Jannacci: «Io, Tenco e l'auto aggiustata con biro e cravatta»

(dal Corriere della Sera del 15 ottobre 2007)

Dottor Jannacci, che auto guida?

«Visto che a un semaforo uno mi ha tamponato, distruggendo la mia vecchia Daimler color salmone, ora viaggio su una Volvo».

Nuova o usata?
«Usata, naturalmente, come tutte le mie macchine. Ho anche una Fiat 127 d'epoca rimessa a posto, su cui adesso faccio mettere l'impianto a metano, così non inquino. E comunque, nel traffico di Milano, preferisco le due ruote».

Viaggia in scooter?
«Ho avuto la Vespa per una vita. Ora giro su un glorioso cinquantino, il Sì della Piaggio. Mi hanno investito pure con quello».

L'auto-mito di quando era giovane?
«Era quella che non si poteva avere. Cioè tutte, in quei tempi squattrinati quando l'auto era il sogno di tutti i ragazzotti per i sedili ribaltabili. Se devo dirne una, però, era l'Alfa Romeo Giulietta».

Tra quelle di oggi, quali preferisce?
«Ho viaggiato su un taxi, una Toyota ibrida, elettrica e a benzina, che è una meraviglia: ai semafori non si sentiva neanche un ronzio. Anche le Lexus sono grandi macchine. Io in realtà avrei una vera passione per i motori».

Perché usa il condizionale?
«Per il degrado culturale. Perché oggi l'amore per le auto si traduce nell'avere il Suv pagato a rate per far vedere che sei più ricco all'happy hour. L'altro giorno ho incontrato una signora con una Bmw M5 Touring, "Ma lo sa che lei va in giro con un missile da 507 cavalli?", le ho detto. Mi ha risposto che gliel'ha regalata suo marito e che lei non sa neanche cosa siano, i cavalli».

Un episodio particolare al volante? «Una sera, mentre con Luigi Tenco tornavamo da una serata a Vigevano, ci si è rotta la cinghia di trasmissione. Lui non ha fatto "nanca un plissé", si è tagliato un pezzo di cravatta e con una biro l'ha messa a posto alla bell'e meglio: siamo tornati a casa cantando».

Le piace fare viaggi in macchina?
«In autostrada non tanto, anche se ci vado spesso per raggiungere la nostra casa a Bosco di Corniglio, un piccolo centro a 800 metri sul mare, sulla Cisa. Quando invece si può viaggiare piano è bello: si vedono i posti, le facce».

Qual è il motore della sua vita?
«L'altruismo. Me l'ha insegnato mio padre e lo ritrovo ogni giorno in mia moglie».

Chiara Moniaci

5 commenti:

Unknown ha detto...

Meno male che c'è Enzo! Meno male...

Anonimo ha detto...

Io ho una Citroen Xsara con il cofano rientrato (mia moglie ha visto l'angolo di un palazzo, durante una retromarcia, e ha deciso di farlo accomodare sul sedile posteriore). Non ho i soldi per metterlo a posto (e questo la dice lunga su quanto guadagnano i fumettisti) e ieri mia figlia, uscendo dalla scuola materna, ha detto allegramente: "La nostra macchina è brutta!". Io invece, tutto sommato, l'apprezzo. Si tratta della prima macchina che ho comprato con i miei soldini.

smoky man ha detto...

grande jannacci!

smok!

Davide Barzi ha detto...

Io ho una macchina colta, in almeno due sensi.
Colta perchè mi fa pensare a orgoglio e pregiudizio. Sono contento che ci sia, ma so che se ti venti di essere di sinistra e viaggi con un'auto che costi più del dovuto ti guardano storto.
E colta anche da un cancello, così che anch'io ho un po' di cofano rientrato.
E non lo aggiusto neanch'io, così da dimostrare che okay, ho una macchina costosetta, ma neanch'io ho i soldi per metterla a posto!
(è una sorta di "marchio di fabbrica" del fumettista)

Anonimo ha detto...

Sigh! A volte mi chiedo chi ce lo fa fare, a fare questo mestiere.
Comunque Jannacci è davvero un mito.