lunedì 25 giugno 2012

La Bassa di Guareschi raccontata coi disegni


Ogni domenica due pagine dedicate ai mitici racconti del Mondo Piccolo. E per la prima volta si sveleranno i veri volti di Peppone e Don Camillo


Era successo anche a Giovannino Guareschi: nel 1952, nonostante la sua idea del pretone e del grosso sindaco della Bassa fosse totalmente diversa, dopo il film di Julien Duvivier, lo stesso autore si ritrovava - sono parole sue - a far lavorare un prete che ha il sorriso di Fernandel e un sindaco che ha il volto ras-sicurante ed «emilianissimo» di Gino Cervi. Così, come accadde a Giovannino, per tutti coloro che pensano o scrivono del «Mondo piccolo», l'immagine di don Camillo resta legata indissolubilmente alla «faccia da cavallo» (sono sempre parole di Guareschi) di Fernandel e quella di Peppone ai baffi (finti) di Gino Cervi. A questo punto, immaginate cosa possano aver provato Alberto e Carlotta Guareschi quando la ReNoir Comics propose loro l'idea di realizzare un nuovissimo «Don Camillo a fumetti». Il rischio era quello di scimiottare, una volta di più, gli arcinoti personaggi cinematografici e quindi di mettere su carta le stesse avventure che i due avevano portato sessant'anni prima sul grande schermo. Non fu così. Da subito gli sceneggiatori, dicono Albertino e la Pasionaria, partirono col piede giusto: decine e decine di chilometri lungo la Bassa parmense (unico teatro vero delle vicende di «Mondo piccolo») alla ricerca di quei luoghi dove, ancora oggi, si riescono a leggere dal vivo i racconti guareschiani e dove non è difficile incontrare uno «Smilzo», piuttosto che un «Brusco» o, addirittura, imbattersi in don Camillo (al secolo don Andrea Mazzola) parroco di Ragazzola, che parla con il Crocifisso e si ritrova ogni domenica la chiesa piena, in un borgo dove la gente, da sempre, vota Rifondazione Comunista. «Il viaggio che i ragazzi di ReNoir hanno fatto nella nostra Bassa - dice Alberto Guareschi - li ha portati a scattare decine di fotografie e ad adottare in toto l'idea che nostro padre aveva del suo «Mondo piccolo»: «strade lunghe e diritte, case piccole pitturate di giallo, di rosso o di blu oltremare», le piazze dei paesi e i personaggi delle storie di nostro padre: personaggi veri, non inventati, protagonisti, diceva sempre nostro padre, di vicende che non stonano mai col paesaggio». «Per la chiesa di don Camillo - ci ha detto Carlotta - scelsero, cogliendo in pieno quello che era anche il nostro desiderio, proprio la chiesa di Fontanelle, dove nostro padre era nato, la chiesa che aveva disegnato per collo-care al posto giusto nei racconti la canonica, l'orto, le finestre, il cancello, in-somma tutto ciò che doveva descrivere dell'immaginario (ma non poi tanto) paese di don Camillo». Rimaneva l'ulti -mo ostacolo: i volti dei due protagonisti. Scartati, per i motivi che sappiamo, Fernandel e Gino Cervi, non fu difficile tro-vare il modello per il pretone e il grosso sindaco di «Mondo piccolo». «Il suggerimento - ci ha confermato Albertino - è venuto direttamente da nostro padre, che scriveva: «Un giornalista comunista col quale sostenni nel 1951 a Reggio Emilia un clamoroso match disse, a un certo punto «Peppone non è un comunista: Peppone è Guareschi!». Non sbagliava: per essere esatto avrebbe dovuto dire: Peppone, don Camillo e il Cristo sono Guareschi». Tutto semplice e naturale, perciò: Peppone era Guareschi e don Camillo era Guareschi». «Il che - ha proseguito la Pasionaria - sebbene agevole all'apparenza, complicava in effetti le cose». Proprio così: se per Peppone la somiglianza con Giovannino era plausibilissima, dal momento che lo stesso Guareschi aveva, seppure con assai scarsi risultati, provato ad interpretare il sindaco comunista nel primo film della serie, per don Camillo non si poteva, ovviamente, percorrere la medesima strada. E fu pro-prio don Camillo, questa volta, a venire in aiuto. Nella scena finale de «Il compagno don Camillo», vedendo Gino Cervi travestito da prete che si accinge a partire con il parroco alla volta degli Stati Uniti, Fernandel, rivolto al Cristo dice: «Gesù, avete visto Peppone senza baffi che faccia da prete che ha?». Detto, fatto: il pretone del «Mondo piccolo a fumetti» avrebbe avuto il viso del giovane Guareschi, quello del Bertoldo: il Giovannino senza baffoni che, come valeva per Gino Cervi, aveva una discreta «faccia da prete»! Trovato il bandolo della matassa per i due interpreti principali e individuata la giusta ambientazione per le storie a fumetti di don Camillo, a quel punto fu agevole anche dare un volto agli altri personaggi: Lo Smilzo, Il Brusco, Il Lungo, Manecchia il campanaro, la Desolina eccetera. Bastò, ai ragazzi di ReNoir, utilizzare le facce della gente della Bassa, quella gente che avevano ritratto in fotografia durante il viaggio nel «Mondo piccolo». «L'idea dei curatori - dice Carlotta - è stata davvero innovativa: costruire nella collana del "Don Camillo a fumetti, un percorso filologico attraverso i 346 racconti di Mondo piccolo", seguendo scrupolosamente la sequenza di pubblicazione su Candido, però con una azzeccatissima "digressione": il racconto che apre la serie è uno degli ultimi che nostro padre scrisse, "Il capobanda piovuto dal cielo"». L'unico racconto che ha per protagonisti Peppone e don Camillo ragazzini. Così, si direbbe oggi in gergo cinematografico, il prequel scritto da Guareschi nel 1960 è diventato la storia di apertura di tutta la saga della Bassa, iniziata la vigilia di Natale del 1946». Il successo crescente del «Don Camillo a fumetti» sta a dimostrare che non sono necessari Fernandel e Gino Cervi, nono-stante la loro inarrivabile bravura, per dar voce e volti al «Mondo piccolo». Ba-stano e avanzano Peppone e don Camillo: il pretone e il grosso sindaco dell'immaginario, ma realissimo paese della Bassa parmense, di quel piccolo mondo dove, diceva lo stesso Giovannino «... basta fermarsi sulla strada a guardare una casa colonica affogata in mezzo al gran-turco e alla canapa, e subito nasce una storia. Perché bisogna rendersi conto che, in quella fettaccia di terra tra il fiume e il monte, possono succedere cose che da altre parti non succedono. E là tira un'aria speciale che va bene per i vivi e per i morti. Allora si capisce meglio don Camillo, Peppone e tutta l'altra mercanzia. E non ci si stupisce che due nemici si trovino, alla fine, d'accordo nelle cose essenziali».

Egidio Bandini, da “La Gazzetta di Parma” di domenica 24 giugno 2012

(l'immagine che vedete è un inedito di Roberto Meli)

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