mercoledì 31 gennaio 2007

Il mattino

Diabolik e le regine del terrore
di Guido Piccoli
(da Il Mattino di giovedì 25 gennaio 2007)

Due sorelle bionde, belle e ribelli della Milano bene ne inventano una più del diavolo per non diventare delle brave borghesi, tutte casa, chiesa e figli. Tra un pensiero e l’altro creano un eroe mascherato, aitante, audace, dotato di occhi di ghiaccio come quelli di Robert Taylor e votato costituzionalmente al crimine. Loro sono Angela e Luciana Giussani. Lui è Diabolik. Il rapporto tra questi tre personaggi, reali o fantastici ma comunque straordinari, è raccontato in un volume di Davide Barzi e Tito Faraci, intitolato Le regine del terrore, in uscita il 1° febbraio per la Bd edizioni. Una biografia quindi, ma anche la saga di una famiglia milanese capace di farsi strada tra una guerra mondiale e l’altra, sotto il fascismo e nella repubblica. Gli autori hanno scelto di scandire le avventure delle sorelle Giussani col ricordo di piccoli e grandi avvenimenti, come la sistemazione del primo semaforo a Milano, le terrificanti bombe dei cosiddetti «alleati» o quelle successive e impunite della «strategia della tensione». Nessuno immaginava che le Giussani potessero creare un eroe delle strisce come Diabolik, visto che da piccole non mostravano nessun interesse per i fumetti come Flash Gordon o Mandrake, che i loro coetanei leggevano per lo più di nascosto, perchè banditi dal regime e osteggiati dalle famiglie. A quel tempo, pensano solo a divertirsi (e poi, belle come sono, a far girar la testa ai ragazzi) soprattutto a Cervia, sull’Adriatico, dove la famiglia è riparata per sfuggire ai bombardamenti. La strada che le porta verso Diabolik, lunga e tortuosa, passa per l’attrazione che spinge Angela, la primogenita così affascinante e raffinata, nelle braccia di Gino Sansoni, un simpatico «bauscia» diviso tra la fede milanista e quella fascista, impegnato a sfondare, con le proposte più spregiudicate, nel mondo della carta stampata. Più che ritagliarsi uno spazio nella rinascente editoria a direzione milanese, l’uomo di Angela si fa attrarre dal sangue e dal profumo delle cronache nera e rosa, che ritiene di trasformare con profitto in fotoromanzi, riviste cellophanate «per soli adulti» e, perchè no?, anche fumetti. E Angela lo segue, alternando le passerelle della moda al lavoro di redazione nella sgangherata casa editrice di Sansoni, chiamata Astoria. C’è dunque l’amore, ma anche il destino a tracciare la sua vita: la giovane donna, sempre più vicina alla nascente industria dei fumetti (nella quale fanno capolino Bonelli, Carpi ed altri maestri dei comics), si appassiona alle avventure del francese Fantomàs e legge di omicidi, veri o inventati, firmati da assassini che si fanno chiamare Diabolich e Diabolic. Il percorso verso quella «kappa», che caratterizzerà molti cattivi (soprattutto nel mondo delle strisce) passa per l’allontanamento da Sansoni, che intanto aveva sposato, per la creazione della casa editrice Astorina e per la scommessa su un eroe del male: quasi una bestemmia in un’epoca di censure, autocensure ed editti vari contro le presunte istigazioni alla violenza e gli attentati al comune senso del pudore. E così, nel novembre 1962, esce in poche edicole del nord Italia il primo numero di Diabolik, intitolato «Il re del terrore», che quasi subito comincia ad accompagnarsi alla bella Eva Kant, fotocopia di Grace Kelly (ma anche un po’ della stessa Angela), e a combattere contro l’onestisssimo e sfortunatissimo ispettore Ginko. A conti fatti, quindi, Diabolik ha quarantacinque anni portati benissimo. Arrivato ad una media di tre milioni e mezzo di copie vendute ogni anno, continua imperterrito nelle sue avventure, sempre meno criminali visto che gli tocca affrontare non solo ricconi esagerati, ma anche mafiosi e sfruttatori. Non a caso Altan, in una delle sue vignette al vetriolo, ha scritto: «Più mi guardo attorno, più mi accorgo che Diabolik è un gran bravo ragazzo». Nella sua lunga esistenza, Diabolik cambia come cambiano sia Angela che Luciana (imbarcata ben presto nell’impresa editoriale), tanto da simpatizzare - benchè cresciute in un ambiente della destra nostalgica - per i movimenti contestatari del Sessantotto e da scegliere di schierare il loro eroe in alcune battaglie civili (come avviene per il «no» all’abrogazione del divorzio). Comunque, rimanendo sempre sul piede di guerra contro i giudici moralizzatori (che nei decenni scorsi hanno sequestrato una dozzina di volte i volumetti di Diabolik), la moltitudine di imitatori ed i loro parecchi detrattori: su un numero di Satanik, le Giussani furono disegnate come due acide vecchiette dall’aria aristocratica e con una veletta nera sul volto. Battagliere quindi, fino a quando un tumore causato dall’esagerato e precocissimo vizio del fumo le portò via nel giro di pochi anni. Ma forse anche orgogliosamente consapevoli dell’immortalità raggiunta dal loro unico e comune figlio dalla calzamaglia nera.

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