Il pezzo è molto dettagliato, per quel che riguarda l'iter cinematografico abortito, ma in realtà dice poco sul fumetto in sè.
Integro volentieri pubblicando l'extended version della risposta che su questo tema mi diede lo stesso Bonfatti nel 2003 nel corso di un'ampia intervista (talmente ampia che - appunto - è stata poi pubblicata in una short version nel n° 28 di Ink).
«Nella primavera del '98 Michele Rossi, l'organizzatore della manifestazione "Acquaviva nei fumetti" che si tiene ogni anno ad Acquaviva Picena, mi chiese se volevo essere uno dei disegnatori che avrebbero illustrato alcuni soggetti cinematografici inediti, o quasi, da pubblicare nell'annuale catalogo.
Tra questi soggetti scelsi, d'accordo con Michele, quello di Monicelli; un po' perchè ammiro moltissimo i suoi film e anche perchè la vicenda era ambientata nella provincia della mia città (Modena).
Il soggetto è dei primi anni '60 e racconta della rocambolesca fuga da casa di di Michele ed Esterina, due adolescenti antesignani dei futuri hippies, ricca di spunti sociali con risvolti umoristici e poetici e che termina in modo tragico.
Avevo a disposizione 8/9 tavole in cui trasporre la vicenda. Feci uno story-board e mi accorsi che non sarebbero bastate, se non a costo di amputare brutalmente la storia che invece mi sembrava bella e piena di riferimenti interessanti a quel periodo. Mi sarebbero occorse almeno 22 tavole ma erano troppe, proposi addirittura di pubblicare due tavole per pagina ma a Rossi la cosa, giustamente, non piaceva. Quindi ridussi tutto a 17 tavole ma ancora non bastava perchè la pubblicazione non poteva aumentare la foliazione. Di conseguenza, con la morte nel cuore, tagliai altre scene, forse tra le più belle ma non indispensabili alla comprensione della trama, fino ad arrivare a 13.
Ho comunque fatto il possibile per non far perdere ritmo ed efficacia alla narrazione e cercando, tramite le didascalie, di mantenere la spigliatezza e la simpatia della prosa di Monicelli, il quale spesso interviene in prima persona con commenti, descrizioni ed anche salaci opinioni ai danni di chi avrebbe dovuto leggere il soggetto per farci un film.
Inoltre ho scelto di disegnarla in bianco e nero usando i retini a mezzatinta perché mi sembrava il modo migliore per ricreare l'atmosfera dell'epoca.
Ad ogni modo, nonostante i tempi di lavoro risicati e il guadagno scarso, lavorai volentieri a questa storia. Per la prima volta mi misuravo con qualcosa di diverso dal solito, con connotazioni sentimentali, drammatiche e sociali e in un contesto realistico. I miei ultimi esperimenti di fumetto realistico risalivano a molti anni prima.
Inoltre mi innamorai letteralmente dei personaggi, tanto che avrei voluto fare una vera e propria ricerca nei luoghi descritti per scoprire se Esterina e Michele erano persone vere. Di Esterina viene riferito da Monicelli l'indirizzo completo e i nomi di certe fabbriche, certe sale da ballo, certi luoghi di ritrovo sono così precisi da far pensare che il regista li conoscesse davvero, e se li conosceva poteva benissimo aver conosciuto persone alle quali ispirarsi per i personaggi.
Avrei voluto, e lo vorrei ancora, contattare Monicelli per sapere innanzitutto se gli è piaciuto il modo in cui ho disegnato il suo soggetto, ma anche proporgli di integrare la storia delle scene tagliate e magari pubblicarla assieme ai materiali della ricerca che vorrei fare.
Purtroppo il mio rispetto per l'uomo e non ultima la mia pigrizia mi hanno finora impedito di scrivergli per fargli questa proposta e temo che sarà l'ennesima mia occasione mancata.»
1 commento:
AHAHAHAHAHAH! "L'aggiornatore incostante" mi ha fatto ridere! :-)
Guarisco un attimino da un febbrone spaventoso con tanto di devastazione gastrointestinale e torno ad aggiornare il blog come un tempo.
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