sabato 9 agosto 2008

La sottile linea rosa

Ogni tanto metto su facebook (venitemi a trovare, fa sempre piacere) le copertine di opere dove c'è pubblicato qualcosa di mio, così, per fare un po' di ordine nei "fiumi di parole" sparsi qua e là in dieci anni (ebbene sì, a settembre si festeggia la doppia cifra).
Sfogliando quelle pagine, ho trovato un articolo del 2001 tutto al femminile che vi voglio regalare.
Buona lettura.


La sottile linea rosa

LE DONNE DEL GIORNALINO

In trincea per anni a combattere una guerra per avere il loro giusto peso nel mondo del fumetto, i personaggi femminili hanno invece vissuto sempre in pace, con un loro giusto e meritato spazio, tra le pagine della storica rivista.

di Davide Barzi

Sono davvero tante le bambine, ragazze, donne e signore apparse in 77 anni sulle pagine del settimanale delle Periodici San Paolo, un vero e proprio esercito. Di pace, naturalmente. A guidare queste truppe troviamo molte titolari di serie. La cosa però non deve stupire più di tanto, visto che la particolare attenzione dedicata all’altra metà del cielo (no, non preoccupatevi, non userò la patetica e falsa definizione di “sesso debole”) era già chiara sin dal primissimo numero del Giornalino. Quando infatti la rivista, il 1° ottobre 1924, si presentò ai suoi potenziali lettori lo fece con un biglietto da visita in cui si dichiarava dedicato “ai bambini che vanno a scuola”, “agli ometti coi calzoni corti” ma anche “alle donnine col grembiulino che vogliono sapere tante cose e dicono sempre “perché?””. Una dichiarazione d’intenti importante e lungimirante, visto che le lettrici sono una fascia di pubblico che per lunghi anni è stata minoranza e quindi anche poco considerata dalle case editrici. Anche un grosso colosso editoriale come la Sergio Bonelli Editore ha dovuto attendere il fenomeno Dylan Dog per vedere sensibilmente allargato il suo parco lettrici, tanto da poter poi dedicare in anni più recenti addirittura due testate a personaggi femminili (è vero che, almeno nel caso di Legs Weaver, forse buona parte dei lettori sono maschi più interessati alle di lei forme – in nomen omen – ma questo è un altro discorso). Solo con il devastante dilagare dei manga, forse, le lettrici hanno raggiunto, forse addirittura superato, i lettori. Questa però è storia recente. Tornando indietro, se le rubriche dedicate alle lettrici hanno sempre avuto una parte importante sul settimanale fondato da don Giacomo Alberione, il primo fumetto con protagonista assoluta una ragazza e in cui quindi una lettrice adolescente potesse immedesimarsi è del 1975.

Susanna dai capelli rossi

La prima arruolata in questo esercito di pace, ironia della sorte, è stata creata da un prolifico realizzatore di storie di guerra (per l’inglese Fleetway), Gino D’Antonio. Già da cinque anni l’apprezzato sceneggiatore e disegnatore della Storia del West collaborava al Giornalino, quando decise di creare una serie più ironica e lieve delle sue precedenti, come ad esempio Jim Lacy. E cosa c’è di più leggero e brioso di una spumeggiante protagonista femminile? Ecco nascere Susanna, personaggio che per i successivi vent’anni dirà la sua dalle pagine della rivista. Quindicenne iperattiva e altruista, il personaggio non ci mette molto a conquistare le lettrici e i lettori con le sue avventure per mari e… mari a bordo del bizzarro battello Eunice, mezzo che all’occorrenza, può trasformarsi addirittura in sommergibile, come accade proprio nel primo episodio della serie, uscito sul n. 29 (anno 51) del settimanale. Comprimario della serie è uno sconclusionato scienziato e inventore parente della rossa, zio Reginaldo. Non meno buffo e strambo è l’antagonista, il dottor Zero, parodia di tutti i nemici che si agitano per le pagine dei fumetti urlando a ogni piè sospinto “conquisterò il mondo!”. Naturalmente i suoi tentativi finiscono puntualmente in sonori fallimenti. Le avventure di Susanna, nonostante i propositi da commedia, trattano argomenti d’attualità, spesso legati a tematiche ecologiche. Alle matite della serie (mentre per i testi è rimasto ben saldo al timone dell’Eunice D’antonio) si sono alternati, oltre al creatore della serie, addirittura Renato Polese e Ferdinando Tacconi.

Quello che le donne non scrivono

L’esercito avanza lento, silenzioso ma inarrestabile, e l’anno successivo conquista un altro importantissimo avamposto: un personaggio femminile scritto da una donna. È il 1976, e una diciannovenne romana studentessa di filosofia dal cognome che fa venire i brividi ai lettori del Giornalino inizia a scrivere storie a fumetti. Si chiama Laura De Luca. Il suo personaggio, di qualche anno più giovane di lei, viene battezzato Spugna. La serie, rispetto a Susanna, è più orientata verso il genere umoristico, complici le matite dell’eclettico Carlo Peroni. Un’altra sostanziale differenza tra le storie di D’Antonio e quelle della coppia De Luca/Peroni è l’ambientazione. Spugna infatti vive le sue avventure in un ambito quotidiano; la narrazione si sviluppa infatti attraverso quei piccoli grandi eventi di tutti i giorni che traghettano dall’adolescenza alla maturità. Il suo mondo è composto dal fratello Gulp, il gatto Ippi, gli amici Tony, Perone e Pilade. I suoi problemi non sono le macchinazioni di un’improbabile sedicente conquistatore planetario, ma più semplicemente frequentare la scuola, fare i compiti, aiutare la mamma nelle faccende domestiche. Questo apparente “basso profilo” si dimostra invece proprio il punto di forza della serie, il quid che ne fa un successo soprattutto tra le lettrici che rivivono le loro esperienze attraverso quelle della bionda e lentigginosa Spugna. L’estroversa adolescente, comunque, tra una spesa e un pranzo da preparare, trova il tempo per impegnarsi in diverse attività come scrivere sul giornalino di classe oppure addirittura fare la dee jay in una radio privata. Naturalmente vengono trattati i problemi tipici dell’adolescenza, come la rivalità tra coetanee per farsi notare dai maschietti; è questo uno dei motivi scatenanti dell’invidia dell’antipatica Marilla, che studia ogni volta dispettose macchinazioni per mettere in cattiva luce la simpatica protagonista. Spugna, però, un po’ per fortuna, un po’ per furbizia, riesce sempre a disinnescare i piani della sua antagonista.

Una Nico per amico

Nel 1981 arriva un’altra recluta destinata ben presto a diventare generale: lo schema vincente ragazza adolescente/famiglia/amici/vita quotidiana viene riproposto nelle storie di Nicoletta. Si tratta di tutto fuorché di una copiatura, naturalmente, tanto è vero che il personaggio viene così apprezzato che le sue storie durano tuttora e nei periodici sondaggi di preferenza proposti ai lettori si piazzano sempre ai primi posti, superando anche star internazionali del calibro di Asterix e I puffi. I creatori di questo successo sono Claudio Nizzi per i testi e Clod (Claudio Onesti) per la parte grafica. Il primo passa quasi subito il testimone a Lina (Paola Ferrarini), mentre Onesti disegna ancora oggi con lo stesso entusiasmo le storie del suo biondo personaggio, storie che inizialmente si svolgevano in folgoranti quadretti di due tavole ma che da quattro anni a questa parte, ogni tanto, si concedono un po’ più respiro fino ad arrivare anche a otto tavole. Per le lettrici e i lettori si tratta di un rassicurante appuntamento quasi fisso, quasi un ritorno tra amici che per impegni reciproci si riescono a vedere solo una volta la settimana. Che Nicoletta sia una dolce abitudine è dimostrato dal fatto che quando il personaggio non viene pubblicato per troppo tempo i lettori scrivono alla rivista preoccupati del destino della serie. Questa amica virtuale (ma così ben tratteggiata che a volte se ne parla come di una che vive davvero accanto a noi) è una tipica adolescente, fissa nel suo ruolo e nella sua età come spesso capita nei fumetti, eppure magicamente vicina ai suoi coetanei di diverse generazioni, attenta ai mutamenti dei tempi e senza mai perdere il filo diretto con i lettori di quell’età delicata fatta di entusiasmi e depressioni, che sono poi le due costanti del carattere di Nico, una ragazza in gamba e con saldi valori morali, nonostante la sua impulsività la porti spesso a essere considerata alla stregua di una catastrofe naturale. A fare fronte a questo biondo cataclisma troviamo il fratello maggiore Cesco, detto più sbrigativamente Rompi, i terribili cuginetti Dado e Camilla, il ragazzo del cuore Luca e le compagne di scuola.

Good Morning Mitty

Nel 1986 Lina decide che è giunto il momento di creare un suo personaggio femminile. Si affida quindi alle matite di uno dei disegnatori della “madre di tutti i personaggi femminili del Giornalino”, Renato Polese, e dal connubio creativo nasce Mitty, una serie meno comica di Nicoletta ma non per questo meno affascinante. Nelle intenzioni iniziali dei due autori le avventure del personaggio avrebbero dovuto svilupparsi solo in avventure molto lunghe, ma col tempo Mitty è riuscita a riflettere tutto il suo carattere, forte e intraprendente, anche nelle storie brevi. Tanto bella quanto intelligente, dotata di un ammaliante sorriso, Mitty ama andare a cavallo, ma spesso deve lasciare da parte questa sua passione per svolgere complicate indagini, occupandosi anche di tematiche impegnate e difficili, come ad esempio quella dell’infanzia abbandonata. Ad aiutarla nelle sue avventure c’è il biondo e aitante Greg. Nello stesso anno Lina crea anche la serie Speedy Car per le matite di Segio Zaniboni, il che non ha niente a che fare con le donne, ma d’altro canto forse Zaniboni stesso pensava di non avere niente a che fare con una bambina vietnamita che nello stesso anno appariva in una storia del personaggio Ricky. Di lì a qualche anno, invece, le loro strade si sarebbero incontrate…

Piccola donna cresce

Se Nicoletta e Mitty sono ferme da anni in un limbo temporale, ci sono invece a volte personaggi che con il tempo crescono, addirittura a volte invecchiano. Non parliamo di riletture dei personaggi, episodi isolati per quanto curiosi e a volte di notevole livello qualitativo piuttosto diffusi in america (dall’inarrivabile Batman anziano visto ne Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller agli eroi Marvel stravolti di Terra X di Alex Ross e Jim Krueger) ma di personaggi che all’interno della loro serie regolare, o a volte conquistandosi una serie dopo essere partiti come comprimari, si evolvono naturalmente. È il caso di Maj Lin, una bambina figlia di una vietnamita e di una giornalista italiano fuggita dal Vietnam in un episodio della serie Ricky. Qualche tempo dopo, per l’esattezza nel 1996, la ritroviamo adolescente. Ora vive assieme al pestifero ragazzino Dennis nella casa del padre di Ricky, un archeologo giramondo. O meglio, ci passa ogni tanto, visto che assieme al suo ospite vive avventure in ogni angolo del mondo conoscendo persone di tutte le razze. È evidente il lodevole intento degli autori Luciano Giacotto e Sergio Zaniboni (il secondo poi sostituito da Paola Camoriano): raccontare non solo la storia di una ragazza, ma più precisamente di una straniera in terre straniere, che in maniera ambivalente sogna un giorno di tornare nel suo paese eppure nel contempo si sente cittadina del mondo mostrando un’incontenibile e invidiabile voglia di vivere e spirito di adattamento.

Cuore di Petra

La nostra marcia di pace prosegue con un passo avanti, un passo indietro e una vera guerra. Il passo avanti è anagrafico, perché mettiamo da parte le adolescenti e arriviamo a una ragazza ventitreenne. Il passo indietro è storico, perché questo personaggio vive le sue avventure tra la fine della Belle époque e l’inizio degli anni Venti. La guerra in questione, ovviamente, è il primo conflitto bellico. Mentre il conflitto fuori impazza, in una grande casa di Sluis, nell’Olanda neutrale, vive Petra de Karlowitz, conosciuta come Petra Chérie. Vissuta in Cina, orfana del ricco affarista polacco Jan de Karlowitz e della bellissima Eliane, Petra ha ereditato una grande fortuna consistente per lo più nella società commerciale di famiglia, che amministra con rara maestria. Petra però è tutto fuorché una mera contabile da scrivania. Il suo spirito avventuroso, eccentrico e anticonformista, evidente anche dal taglio di capelli inusuale per la sua epoca (si imporrà infatti solo alla fine della guerra), la spinge a viaggiare, pilotando in maniera spericolata il suo aereo e facendosi trovare sempre pronta a combattere per quella che ritiene una giusta causa. È per esempio in stato di costante guerriglia contro austriaci e tedeschi, mostrando così una chiara simpatia per gli alleati franco-inglesi. L’ennesima figura di donna riuscita, quindi, anche se la sua atipicità forse va ricercata nel fatto che inizialmente Petra doveva essere un uomo. Quando infatti il suo creatore e realizzatore unico Attilio Micheluzzi la ideò nel 1977 doveva chiamarsi Ruppert de Karlowitz, detto “il vicario” perché avrebbe dovuto citare versetti della Bibbia adatti alle diverse situazioni (diciassette anni prima del killer interpretato da Samuel L. Jackson in Pulp Fiction!). Fu l’allora direttore del Corriere dei piccoli, Alfredo Barberis a convincerlo a trasformarlo in una donna. Ottimo consiglio! Un’altra nota curiosa sulla serie è che tra le sue pagine spesso appaiono personaggi realmente esistiti come Lawrence d’Arabia, Igor Strawinskij o Manfred Von Richtofen (meglio conosciuto come il Barone Rosso).

Avventuriera

A proposito di Barone Rosso, l’esercito in gonnella del Giornalino può vantare una flotta aerea di tutto rispetto, che non comprende solo Petra Chérie. Sulle pagine della rivista non è apparso solamente il mitico eroe delle prima guerra mondiale, ma – dal 1996 - anche sua nipote, contitolare di una serie creata addirittura da Gino D’Antonio e Sergio Toppi. L’avvenente signorina in questione, chiaramente di nazionalità tedesca, si chiama Magda von Richtofen ed è sensibile, ecologista e idealista. A un certo punto della sua vita necessita di un pilota esperto che la accompagni nella sua missione nella foresta amazzonica. Lo trova, ma non si tratta certo di un personaggio ammaliante come altri suoi colleghi quali Mister No o Aquila Blu. Il suo nome è Moroni, ed è un mercenario senza scrupoli, trascurato, sovrappeso e grande bevitore. L’esperienza però non gli manca, quindi la discendente dell’aviatore tedesco lo sceglie nonostante la sua poco invidiabile collezione di difetti. Nel corso della loro avventura però, Magda & Moroni, questa accoppiata che inizialmente verrebbe da bollare come “la bella e la bestia” inizia ad assumere contorni psicologici più ampi e sfumati, quei contorni che solo i grandi sceneggiatori sanno conferire ai personaggi. Magda si dimostra più decisa e meno fragile di quanto possa sembrare, mentre Moroni si rivela molto meno cinico, ma solo pieno di ricordi e nostalgie, rabbia e delusione che lo hanno portato ad affogare nell’alcool un ingombrante passato.

Poli Zia

Un esercito che si rispetti ha sicuramente bisogno dell’entusiasmo e dell’energia dei giovani, ma non arriverebbe da nessuna parte senza l’esperienza degli anziani. Niente paura, l’esercito femminile del Giornalino dispone anche di comandanti di grande esperienza. È il caso della simpatica e perspicace Zia Agatha, una signora avanti con gli anni, arguta e un po’ impicciona, che si dedica all’investigazione. Il personaggio è un dichiarato omaggio ad Angela Lansbury, le famosissima Signora in giallo dell’omonima serie televisiva. Zia Agatha, infatti, proprio come il personaggio del telefilm, è una scrittrice di gialli con l’hobby del detective. Naturalmente anche il suo nome non è stato scelto a caso, visto che è proprio quello della più famosa giallista di tutti i tempi, Agatha Christie, che tra l’altro ha fatto apparire in alcuni suoi romanzi una scrittrice di gialli che risolveva difficili intrighi assieme al celebre investigatore Hercule Poirot. Un gioco di scatole cinesi da far venire il mal di testa. A proposito di testa, con quei capelli da punk portati assieme a un abbigliamento sgargiante, zia Agatha sembrerebbe tutto tranne una vecchietta! Spesso si dimostra addirittura più spigliata e giovanile del nipote, con l’aiuto del quale vive storie gialle complesse, appassionanti e divertenti abilmente orchestrate dagli sceneggiatori Mauro Cominelli e Paola Ferrarini (un punto in più per le autrici femminili) e dai disegnatori Giuseppe Montanari, Claudio Piccoli, Giorgio Sommacal e Paola Camoriano (due punti in più). La prima pubblicazione risale al 1992, e le avventure della bizzarra signora continuano tuttora.

Un eroe in famiglia

Il Giornalino, fedele al motto con cui è stato creato, “educare divertendo”, ha sempre promosso alcuni valori, non ultimo quello della famiglia. Per questo molti dei personaggi femminili della pluridecennale storia della rivista sono mogli e madri, ma non per questo meno importanti e interessanti delle loro “colleghe”. Dimostrazione di questo sono le difficoltà a cui i personaggi vanno incontro quando in famiglia la parte femminile manca. Ne è un esempio il Commissario Spada, storica serie (attendiamo da trent’anni una ristampa in volume) creata nel 1970 da Gian Luigi Gonano e Gianni De Luca. Eugenio Spada è vedovo e deve provvedere da solo ai bisogni del figlio adolescente Mario; spesso le sue vicende familiari, che fanno da costante contrappunto a quelle poliziesche, si dimostrano molto più difficili da risolvere delle seconde. Eh, se ci fosse stata una Tatiana… chi è Tatiana? Tatiana è la moglie di Steven Stevenson. I due coniugi in questione, protagonisti della serie Due cuori e un’astronave, hanno un mènage familiare decisamente atipico: la loro vita si volge infatti a bordo dell’astronave Vagabondo, adibita al trasporto merci da una colonia spaziale all’altra; la moglie ne è il pilota, lui invece è un idealista laureato in ecologia terrestre ma costretto a trasformarsi in commerciante dato che sulla Terra, nel 2897, l’erba ha smesso di crescere da un bel po’ di tempo. Autori di questa gustosa space-soap-opera datata 1988 sono Luigi Mignacco per i testi e l’attuale co-responsabile del settore fumetti Roberto Rinaldi per i disegni. Torniamo invece sul nostro pianeta, anzi addirittura nella nostra nazione, per presentare la madre, e quindi la famiglia, che in assoluto ha dato il senso più compiuto all’aggettivo “multietnico”: si tratta di Silvia, una bella signora italiana bionda, di professione giornalista in una non meglio precisata TV regionale. Attorno a lei si muove l’intera Famiglia Arcobaleno. Mai nome fu più azzeccato: il signor Rainbow è di colore e fa il medico, una dei due figli, Yumi, proviene dall’Estremo Oriente e la baby sitter Wendy è una ragazza americana venuta in Italia per fare la cuoca. Tutti gli angoli del mondo sono riuniti sotto lo stesso tetto, per dimostrare come non abbiano più senso parole come razzismo, discriminazione, intolleranza, nazionalismo. E per dimostrarlo in maniera molto divertente! La piacevole lezione ci è impartita dal 1998 Ottavio De Angelis e Spartaco Ripa.

Storie dalla Storia

A completare questa rosa dozzina (in realtà sono tredici, ma il gioco di parole era troppo bello per potervi rinunciare) non può mancare un accenno alle grandi donne di cui Il Giornalino ha ospitato le biografie a fumetti. È infatti una nobile tradizione della rivista quella di far conoscere ai giovani lettori, tramite un mezzo efficace e immediato come il fumetto, la vita di personaggi che hanno lasciato il segno nella storia dell’Umanità. Tra di loro vanno ricordate Florence Nightingale, la cui storia è stata raccontata nel 1986 da Raoul Traverso e Attilio Micheluzzi, Chiara di Assisi, scritta da Giuseppe Ramello e disegnata da Carla Ruffinelli, e Teresa, la biografia di madre Teresa di Calcutta ridotta a fumetti ancora da Ramello e disegnata da Massimo Franco Fantuzzi.


(articolo apparso originariamente su if n° 10, "Nuvola rosa", Epierre, marzo 2001)


Se poi vi interessa la "versione macho" dei miei articoli riguardanti Il Giornalino apparsi su if, la trovate qui.


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